Allora, visto che la questione è stata sollevata ma non discussa in altro loco, causa poca predisposizione al dialogo della gente, vorrei riproporre tale questione ai fascisti e destrorsi del forum:
Che rapporto c'è stato, c'è, o ci può essere secondo voi tra fascismo e comunismo?? Ci sono punti d'accordo?? ci possone essere finalità comuni, divergenze superabili? Ha senso, e continua ad averlo, questa contrapposizione cinquantennale insanabile, questo dogma dell'odio?? I due movimenti sono parenti?? E possono ancora sperare in un ricongiungimento, in una fusione degli elementi più nobili, o per lo meno in un confronto dialettico serio, contando che superate queste due ideologie fondamentali della storia, ci rimangono solo televisori e telefonini??
Riposto la mia idea...chi vuol leggerla la legge se no bene:
\\ a chi diceva che il fascismo è nemiconaturale del comunismo
il fascismo non è stato un movimento eterogeneo e lineare come il nazismo....in 20 di storia, bisogna distinguere il fascismo rivoluzione, il fascismo regime, il fascismo di Salò, lasciando anche perdere il post fascismo (poi ci sarebbe anche quello che Angelo Mellone chiama pop-fascismo, ma per me è spazzatura)...generalizzare con "il fascismo ha fatto", "il fascismo ha detto", può essere a mio parere molto fuorvinte. Quale fascismo ha fatto? Quale ha detto?
Ora, ti posto il famoso programma di San Sepolcro:
Programma di San Sepolcro (1919)
Italiani! Ecco il programma di un movimento genuinamente italiano. Rivoluzionario perché antidogmatico; fortemente innovatore antipregiudiziaiolo.
Per il problema politico:
Noi vogliamo:
a) Suffragio universale a scrutinio di lista regionale, con rappresentanza proporzionale, voto ed eleggibilità per le donne.
b) II minimo di età per gli elettori abbassato ai I 8 anni; quello per i deputati abbassato ai 25 anni.
c) L'abolizione del Senato.
d) La convocazione di una Assemblea Nazionale per la durata di tre anni, il cui primo compito sia quello di stabilire la forma di costituzione dello Stato.
e) La formazione di Consigli Nazionali tecnici del lavoro, dell'industria, dei trasporti, dell'igiene sociale, delle comunicazioni, ecc. eletti dalle collettività professionali o di mestiere, con poteri legislativi, e diritto di eleggere un Commissario Generale con poteri di Ministro.
Per il problema sociale:
Noi vogliamo:
a) La sollecita promulgazione di una legge dello Stato che sancisca per tutti i lavori la giornata legale di otto ore di lavoro.
b) I minimi di paga.
c) La partecipazione dei rappresentanti dei lavoratori al funzionamento tecnico dell'industria.
d) L'affidamento alle stesse organizzazioni proletarie (che ne siano degne moralmente e tecnicamente) della gestione di industrie o servizi pubblici.
e) La rapida e completa sistemazione dei ferrovieri e di tutte le industrie dei trasporti.
f) Una necessaria modificazione del progetto di legge di assicurazione sulla invalidità e sulla vecchiaia abbassando il limite di età, proposto attualmente a 65 anni, a 55 anni.
Per il problema militare:
Noi vogliamo:
a) L'istituzione di una milizia nazionale con brevi servizi di istruzione e compito esclusivamente difensivo.
b) La nazionalizzazione di tutte le fabbriche di armi e di esplosivi.
c) Una politica estera nazionale intesa a valorizzare, nelle competizioni pacifiche della civiltà, la Nazione italiana nel mondo.
Per il problema finanziario:
Noi vogliamo:
a) Una forte imposta straordinaria sul capitale a carattere progressivo, che abbia la forma di vera espropriazione parziale di tutte le ricchezze.
b) II sequestro di tutti i beni delle congregazioni religiose e l'abolizione di tutte le mense Vescovili che costituiscono una enorme passività per la Nazione e un privilegio di pochi.
c) La revisione di tutti i contratti di forniture di guerra ed il sequestro dell' 85% dei profitti di guerra.
Questo famoso programma del 6 Giugno del 19 è stato valutato, non da me umile, ma da molti storici di entrambe le parti, come un programma politico coraggioso e fortemente spostato a sinistra; daltr'onde, dai un'occhiata: in politica suffraggio universale, voto femminile e abbassamento dei limiti d'età per l'elegibbilità; in campo sociale paga minima, 8 ore lavorative, gestione e controllo "proletario" (dice proprio così) dell'industria e riforma previdenziale...e non parliamo poi delle riforme finnziarie: una imposta che fosse "vera espropriazione parziale di tutte le ricchezze", il buon vecchio sequestro dei beni ecclesiastici, e addirttura, roba inaudita che manco Marx avrebbe probabilmente avuto il coraggio di proporre, "il sequestro dell'85% dei proventi bellici delle industrie"
Tutte robe che di certo non facevano piacere alla borghesia capitalista, e che anzi davano anche molto più fastidio dei tiepidi programmini PSI. Quindi consentimi di dire che il fascisismo rivoluzionario era più a sinistra della sinistra stessa.
Naturalmente, accanto al linguaggio gauchista e socialista del programma, ve n'è uno più spiaccatamente nazionalista e pratiottico, ma anche questo, col fatto di presentarsi come movimento volto alla -valorizzazione della guerra rivoluzionaria- e come movimento -sanamente italiano- non poteva che andare in puzza con la borghesia.
Questo solo per dire che questo connubio fra destra e sinistra, fra nazionalismo e socialismo, tra Marx e Mazzini, che per decenni erano sembrati antitetici e nemici giurati, fu almeno tentato.
Quello che è successo dopo, poi, ogn'uno può studiarselo come vuole.
Quello che successe, per come la vedo (e l'ho letta io), è che questo fascismo iperivoluazionario, slegato dai poteri forti, si trovò naturalmente condannato in u cliama politico infuocato come quello del 19, dove il contadino votava PSI e il borghesuccio cattolico votava PPI; nessuno aveva la voglia e il tempo di stare a fare filoofie sul ricongiungimento di destra e sinistra; il programma di San Sepolcro era troppo a sinistra per la destra e troppo a destra per la sinistra (e questo poi si potrebbe ricollegare al vecchio discorso che perciò il fascismo sia "oltre" destra e sinistra).
Uscito scornato da questo confronto, per me il fascismo rivoluzione finisce ancora prima dello squadrismo e della presa di potere, nel momento stesso in cui si allea, per forze di cose, con borghesia prima e chiesa dopo.
Qui inzia il regime, qui inizia un'opera di accordo di comodo (che cmq non piace neanche a me) in cui il fascismo, vista l'impossibilità di abbattere queste grandi forze-culture, cerca almeno di livellarle, contenerle, o quanto meno fascistizzarle lentamente dal di dentro tramite la cultura.
Daltr'onde che si poteva fare?? La cultura catto-borghese in Italia aveva tradizione ancestrali...per sradicarla queste classi si sarebbe dovuto fare come zio Joe, e mettere al muro qualche buon migliaio e migliaio di persone.
Malgrado questo, e anche se in tono minore, il regime continuo comunque sempre a rivendicare al fascismo una natura proletaria, quasi sinistroide, che ebbe indubbiamente grande importanza nell'opera di consenso delle masse, specie di quelle dei ceti più umili.
Lo stesso Mussolini diceva:
PANE, lo so, per averlo provato, che cosa vuol dire la casa deserta ed il desco nudo
il contadino deve rimanere fedele alla terra, dev'essere orgoglioso di essere contadino, fiero di lavorare il suo campo.
Quindi anche qui il fascismo si dimostra, se non altro negli intenti e nei discorsi, tutt'altro che solo baionette e bombe a mano.
E ricordiamoci che, malgrado tutti i comunisti o socialisti italiani arrestati o confinati perchè ritenuti attivi in opere di boicottamento e/o tradimento, a livello politico per lungo tempo l'Italia fascista ebbe buoni rapporti economici/diplomatici con l'URSS (come daltr'onde pure la Germania di Weimar). Il nemico giurato del vero fascismo non fu ma il sistema comunista, che lo divenne solo più tardi al momento di invadere la Russia, ma furono sempre le famose "plutocrazie", cioè le nazioni-impero imperniate sul modello di vita capitalista-borghese (che pur senza eliminare lontanamente, in Italia, il fascismo sbeffeggio sempre...da cui il mito del fascista palestrato e anti-pantofolaio).
Tutte le idee spiccatamente di sinistra del primo fascismo furono poi riprese all'alba della Repubblica di Salò, definita ora Sociale, ma che ebbe una vita troppo breve e misera per dire di se alcun che.
Detto questo, quindi, non capisco chi o cosa possa vietare a fascismo e comunismo di riconciliarsi. Il fascismo non ha nessun nemico "naturale", nel senso che non nasce per far guerra a nessuno di preciso, ma al massimo a coloro che ostacolano quel progetto di stato comunione di spiriti hegeliano e gentiliano, di cui si ebbe a favoleggiare.
E in questo il capitalismo, con la disumanizzazzione dell'uomo, col l'imposizione dell'homo macchina 50 anni fa, e dell'homo comnsumator oggi, si presenta molto più pericoloso di qualsiasi comunismo.
Peraltro, ribadisco la mia idea della comunanza di fascismo e comunismo come ideologie sconfiite si, ma non superate.
I concetti fascisti, o comunque di destra, sull'importanza delle radici, della terra, delle tradizioni, della salvaguardia della diversità delle nazioni contro l'omologazione e il conformismo culturale, un tempo bollate per mero "conservatorismo", oggi si dimostrano sempre veritiere e attinenti man mano che tutta quella pappardella new age sulla bellezza dell'essere tutti uguali, tutti cittadini del mondo, tutti ugualmente codici fiscali ambulanti senza storia si va sradicando a suon di attentati e guerre di relgione, quest'ultime (le religioni) rifugio privilegiato, purtroppo, di chi sente il proprio mondo, la propria storia e la propria cultura minacciata a suon di dollari e tubi catodici.
La profezia comunista dell'ingigantimento abnorme del sistema capitalista e della sua esplosione (in cui credono anche scrittori che di sinitra non sono, come massimo Fini) non è detto che non possa prima o poi avverarsi, specie in un'epoca in cui,finanziaramente parlando, "Un battito d'ali di farfalla Bombay può causare un maremoto a New York" (mi pare fose così la citazione).
La profezia stessa di Marx sulla tragedia finale del capitalismo, a cui a una cricca ristrettissima di di pochi strozzini industropetrolieri si contrappone una massa abnorme di morti di fame, non si è afatto inficiata...anzi, con la globalizazzione si è ingantita...invece di avere 30 stronzi in Italia ce quadagnano quanto i 2 milioni di italiani più poveri, abbiano 358 stronzi nel mondo (quanti ne vanno in un cinemino o in uno stadietto di periferia) che guadagnano quanto i due miliardi e trecento milioni di esseri umani più poveri (il 45% della popolazione mondiale). D questo ringraziamo il capitalismo e la democrazia che lo avvalla.
Poi, piccola parentesi. Se è vero come dice qualcuno che noi non saremmo stati un cancro, ma solo un raffreddore leggero (cosa che in ultima analisi ci farebbe anche piacere), non si capisce allora perchè ogniqual volta i politicanti escano ai comizi ribadiscano che il valore fondante dell'Italia sia l'antifascismo...a me sembra solo un gran pararsi il culo...apparte quello che potrebberono o non potrebberono dire i fascisti, da cittadino io preferirei che si dicesse che il valore fondante dell'Italia sia, chessò, il lavoro, di modo che -per dire- chi crede nell'Italia possa anche credere nel lavoro, ovvero in qualcosa di concreto. Credere nell'Italia significa credere nell'antifascismo...ok...e credere nell'antifascismo che diavolo può significare oggi?? andare a strappare i manifesti di AN?? rompere le finestre delle sedi dell'MSI??
che poi, (altro punto di accordo) non vi sembra tanto che la paura del fascista venga usata a livello istituzionale un pò come Berlusconi usa la paura del comunista?? ovvero un modo appunto per pararsi il culo, per indicare un nemico assoluto, grosso brutto e nero (o rosso), financo immaginario, ma che distragga l'elettore dai piccoli maneggi dei politicanti??
Che poi, chi ha detto che una unione se non tra fascismo e comunismo, almeno tra nazionalismo e comunismo non si sia mai realizzata? Guardat la rivoluzione dei Vietcong in vietnam, con la lotta all'invasore e capitalista e imparialista, la riforma agraria in stile socialista, ma al tempo stesso l'uso della forza e delle armi, il rispetto delle religioni (sia cristiana che buddista), della cultura e della storia contadina del vietnam, e il perdono nei confronti dei vinti (unico caso quello del Vietnam in cui alla istiuzione dello stato socialista non seguirono massacri ed eccidi)
Quindi vi assicuro che se in un lontanissimo futuro (quando faremo ferragosto su Marte e avremo i robot domestici) il fascismo e il comunismo potranno allearsi, fondersi, o almeno dare inizio a un antagonismo dialettico e non solo a un antagonismo inteso a mazzate e sprangate sui denti, questo avverà non perchè ci conviene, perchè siamo ghettizzati entrambi, ma perchè (almeno da parte di una specifica cerchi di intellettuali), si riusciranno finalmente a gettare i ponti su fiumi scavati da 50 anni di guerra fredda, odio e demonizzazzioni.
Anche perchè, indubbiamente, io, che come molti altri a destra rigetto totalmente il concetto di pop-fascismo di Mellone e Buttafuoco, se proprio dovessi cercare nuovi impulsi e nuovi stimoli ideologici, piuttosto che allargare le basi di militanza della destra agli stadi, ai gruppi rock, alle curve, a Di Canio ed altre minchiate simili, preferirei di certo cercare un confronto con quelli dell'altra parte, visto e considerato poi, in fondo, che gli estremi sono costretti primo o poi ad attrarsi.
[Modificato da =Caesar86= 06/09/2006 15.25]