PERCHE' ALLA CORTE DEI CONTI O AL CONSIGLIO DI STATO?

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INES TABUSSO
00venerdì 22 giugno 2007 22:23

CORRIERE DELLA SERA
13 giugno 2007
IL RETROSCENA sul trasferimento del generale Speciale
Alla Corte dei conti? Un'Idea di Fioroni
Sergio Rizzo


ROMA — A mettere la pulce nell'orecchio a tutti ci ha pensato, forse involontariamente, Tommaso Padoa- Schioppa. Sabato scorso, rispondendo al direttore del Tg1 Gianni Riotta che gli chiedeva di chiarire il motivo per il quale il comandante della Guardia di finanza Roberto Speciale, dopo essere stato rimosso dall'incarico fosse stato proposto per la Corte dei conti, il ministro dell'Economia ha rivelato che «l'idea di offrirgli questa posizione è nata in consiglio dei ministri all'ultimo momento». Specificando pure: «Non per proposta mia». E di chi, allora? A palazzo Chigi l'interrogativo non ha trovato risposta, anche perché non risulta che la proposta sia stata osteggiata oppure semplicemente criticata da qualcuno nel governo. Né da Padoa-Schioppa, né da Prodi. Comunque l'idea non è stata del presidente del consiglio, e neppure del sottosegretario alla presidenza Enrico Letta.

Ma il finora misterioso autore esiste. E ha pure un nome che non passa inosservato: si tratta del ministro dell'Istruzione Giuseppe Fioroni, esponente di spicco della Margherita di Francesco Rutelli. Se sia stata una sua iniziativa personale o una proposta concordata con i vertici del partito è difficile dire. Il ministro non ha infatti voluto commentare un episodio che ha sollevato un vespaio, accentuando la sensazione che in questa vicenda il governo abbia veramente navigato a vista.

Lo stesso Padoa-Schioppa ha ammesso di comprendere che la decisione di assegnare a Speciale, dopo averlo destituito, un incarico di consigliere della Corte dei conti che il generale ha subito rifiutato, potesse «essere criticata». Per quanto la circostanza non possa rappresentare una giustificazione, non è la prima volta che si ricorre a questo stratagemma per sistemare situazioni scomode. E se non alla Corte dei conti, spesso è all'esilio ancora più dorato del Consiglio di Stato che si spedisce il generale o il direttore dei servizi segreti, o il capo della polizia di turno. Senza che questo abbia mai lontanamente suscitato scandalo. È sempre stato così. Nel 1984 Bettino Craxi nominò al Consiglio di Stato il generale dei carabinieri Arnaldo Ferrara, consigliere per l'Ordine e la sicurezza del presidente della Repubblica Sandro Pertini. Tre anni dopo le porte di palazzo Spada si spalancarono per il capo della Polizia Giuseppe Porpora. E nel 1994 fu la volta del successore di Porpora, Vincenzo Parisi: al consiglio di Stato lo nominò Silvio Berlusconi.

Travolto dalla vicenda del sequestro dell'imam Abu Omar, il capo del Sisde Nicolò Pollari è stato soltanto qualche mese fa nominato da Romano Prodi consigliere di Stato, contestualmente alla sua uscita di scena. Prima di lui, con Berlusconi alla presidenza del consiglio, era toccato al suo predecessore Vittorio Stelo: il quale, in attesa di essere sistemato al Consiglio di Stato, aveva avuto per un periodo anche l'incarico di segretario del ministero delle Comunicazioni.

Stelo fu avvicendato assieme al capo del Sismi, l'ammiraglio Gianfranco Battelli, sistemato alla Corte dei conti. Dove erano già finiti, a cascata, una sfilza di prefetti rimasti senza poltrona: da Enzo Mosino a Sergio Vitiello. Ma alla Corte dei conti sarebbe stato successivamente spedito, ancora da Berlusconi, il direttore generale delle entrate Massimo Romano e il numero due di Speciale, Francesco D'Isanto.




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IL MATTINO
22/06/2007

La Procura regionale presso la sezione giurisdizionale della Campania della Corte dei Conti ha disposto l’archiviazione della vertenza relativa alla missione a New York organizzata dal Consiglio regionale della Campania in occasione del Columbus Day 2006. Ne ha dato notizia la stessa presidente del Consiglio regionale Sandra Lonardo, nel corso del suo intervento a Salerno per la presentazione del report sull’attività svolta dall’assemblea regionale a due anni dall’inizio della legislatura. La missione negli Stati Uniti suscitò forti polemiche: nel mirino il notevole numero di partecipanti, giudicato da più parti non giustificato rispetto agli obiettivi che ci si intendeva porre. La stessa Lonardo evidenziò successivamente che le partecipazioni erano state «spalmate» fra la Regione e le singole Province, ciascuna in considerazione di specifici progetti. Mentre l’iniziativa, sempre secondo gli atti prodotti, aveva consentito di instaurare rapporti di tipo economico e sociale molto importanti, in particolare fra le comunità campane presenti a New York e le aziende della regione.




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IL SOLE 24 ORE
22/06/2007
PALAZZO SPADA DÀ UNA MANO AI PRIVATISTI
ILL. L.

www.corteconti.it/Rassegna-S/giugno2007/22062007/002.tif




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